domenica 23 settembre 2012

sabato 22 settembre 2012

lunedì 10 settembre 2012

Silenzio e buio

Silenzio e buio. Dovrei…dovrei spiegare perché mi sono venute in mente queste due parole?
…..
Silenzio: il tango, voglio dire, ce l’hai dentro...
…..
... e questo ti permette a volte di ballare anche... anche senza musica, in questo senso silenzio, … e senza vedere ciò che hai intorno, in questo senso buio.
Esistere fuori del tempo e dello spazio…
Hai la musica con te e la partner di cui avverti il battito del cuore.

Madre selva - Florence

mercoledì 15 agosto 2012

lunedì 13 agosto 2012

Al nostro tango

Tratto dal Web (ringraziamenti all'autrice)

Stanotte in milonga un folletto maligno mi si è appressato e mi ha soffiato nell'orecchio col suo alito al peperoncino: "ma ti sei vista? hai la pancia in fuori e stai fuori asse.
Non ti si può guardare!
Ti devo dare lezioni di tecnica.
E' perchè non studi.
Fai come me che in un anno ho speso ### € di lezioni.
Ammetto che segui bene tutti...ma questo è solo perchè balli da tanto tempo e ti sei fatta un'esperienza..."Incasso. Apparentemente.
Poi : "mio caro folletto, ammetto che se avessi le tue stesse possibilità economiche qualche lezione da maestri qualificati, mi farebbe più che bene, ma cosa vuoi, io ho ben altre spese di ben altro genere, molto più sgradevole, da sostenere.
Inoltre sai che? forse sarò FUORI asse ma in compenso sono perfettamente IN sintonia col partner, coi partners con cui ballo.
E il feeling che so creare o che percepisco dall'uomo con cui ballo, è una attitudine innata che ce l'hai o non ce l'hai e non si impara in nessuna scuola.
Ed è proprio quello che risulta scarseggiarti, visto e considerato come tu, mentre balli stai pensando all'asse, alla pancia, al braccio e alla mano alla caviglia al mallelolo al metatarso e via dicendo...fattori indubbiamente con una loro valenza...ma non mentre stai ballando.
Mentre balli abbandoni lo sport per un tirocinio sentimentale.
Fuori di questa dimensione non esiste Tango.
Ma altre cose."Sotto ai miei occhi un flash e...plop! il folletto si dissolve.
Avrò sognato?

venerdì 10 agosto 2012

lunedì 30 luglio 2012

venerdì 20 luglio 2012

giovedì 19 luglio 2012

La Chacarera

La Chacarera
La Chacarera è il ballo folkloristico argentino maggiormente conosciuto e diffuso, probabilmente l’unico, insieme a Tango, Milonga e Vals Criollo ad averne varcato i confini. E' un ballo di coppia particolarmente divertente, elegante e garbato; non è azzardato considerarlo di assoluto completamento alle altre discipline solitamente ballate nelle nostre milongas…non a caso anche dalle nostre parti non è ormai raro imbattersi in una milonga in cui il musicalizador propone una cortina di chacarera.
Un poco di storia…
Si pensa che la Chacarera sia nata nella città di Santiago dell’Estero, non è nota la sua vera origine, è sicuramente nominata nelle cronache rurali di quelle zone già agli inizi del 1800 e la si incontra nelle campagne di Buenos Aires già nel 1850; è “imparentata” con altre danze tipiche quali il Gato, l’Escondido, il Marote, il Palito, l’ Ecuador e altre danze regionali la cui origine si è ormai persa nella storia di quei luoghi; di tutte queste danze la Chacarera è l’unica che partendo dalla provincia è arrivata fino alle città con la conseguente diffusione pressoché nazionale, questo probabilmente anche grazie alla sua forma musicale vivace (allegro vivo) e molto gradevole all’ascolto.
La musica…
Scritta quasi esclusivamente in tonalità minore, la melodia della chacarera spesso è costituita da scale che si rincorrono ed intrecciano; la forma classica è composta da quattro frasi nelle quali si alternano regolarmente ,ogni 6 o 8 tempi musicali, parti cantate e parti strumentali; ad ogni cambio di frase corrisponde un movimento dei ballerini che eseguono delle coreografie
predefinite.Interessante e curiosa la forma ritmica costituita da terzine, la melodia scandisce e sostiene con il fraseggio un tempo di 6/8 mentre basso e/o grancassa marcano un tempo di 3/4.
La coreografia…La chacarera si balla disponendosi frontalmente rispetto al partner, scandendo il tempo con le mani e giocando ad "intrecciare" il nostro cammino con quello del compagno...la coreografia classica segue questo schema:

Posición inicial : En los extremos de la mediana del cuadro imaginario
Introducción : Seis u ocho compases (hasta la voz preventiva)
Voz preventiva : Adentro
1º Figura : Avance y retroceso 4 compases
2º Figura : Giro 4 Compases
3º Figura : Vuelta entera 6 u 8 compases
4º Figura : Zapateo y zarandeo 8 compases
5º Figura : Vuelta entera 6 u 8 compases
6º Figura : Zapateo y Zarandeo 8 compases
Voz preventiva : Aura
7º Figura : Media vuelta 4 compases
8º Figura : Giro y coronación 4 compases

Personalmente credo che sia molto importante in questo ballo il contatto visivo tra l'uomo e la donna
Anche durante i giri, si gira la testa e si mantiene il contatto visivo.
Le mani sono tenute a lato in alto, il gomito piegato a 90 gradi, si schioccano le dita - con lo stesso ritmo, come quando si avvia il ballo con un battimani all'inizio.
Per lo schiocco, unire il pollice e dito medio .
Le dita sono in genere tenute a livello degli occhi del danzatore.

mercoledì 20 giugno 2012

giovedì 10 maggio 2012

Passi di tango milonguero

Pubblicato da massitango  su  http://tango-milonguero.blogspot.com/

Per tango milonguero si intende il "tango che si balla in milonga". In questa accezione non c'è differenza tra tango milonguero e tango de salon (= il tango della "sala" da ballo). Un'accezione più restrittiva permette di connotare stilisticamente il tango milonguero come il modo di ballare prevalente nei quartieri centrali e del sud di Buenos Aires. Questa differenziazione è tuttavia molto lieve. Non è infatti facile catalogare gli stili dato che ogni buon (vecchio) milonguero ha un suo personalissimo modo di ballare. E ancora, l'enfasi stilistica non preclude affatto le possibilità di tanghi estremamente piacevoli tra cultori di "stili differenti". Forse per questo si suole ripetere che il "tango è uno".
Ora, mi sembra che il punto sia un altro, in Italia come ormai anche in Argentina: il sol fatto di ritrovarci tutti in milonga non giustifica che ognuno possa muoversi come gli pare. E' una questione di rispetto per il partner e per le altre coppie in pista che seleziona il giusto modo di muoversi in milonga. Fatti salvi questi principi, è giusto che ognuno scelga quale postura adottare, come abbracciare il partner e così via; se il suo ballo sarà piacevole non avrà difficoltà a ballare con chiunque desideri, viceversa dovrà rassegnarsi a qualche rifiuto in più o a far parte dell'arredo della milonga. Ognuno decida da sé e ne affronti le conseguenze. Che senso ha criticare altri modi di ballare o incensare il proprio quando si ha difficoltà a trovare partner con cui ballare o si è detestati dalle altre coppie in pista?
Quando poi le milonghe sono piene (e cioè nel migliore dei casi), lo sconforto si acuisce. I "bravi" maestri devono attendere le 3 di notte per potersi godere un tango; i loro allievi si gettano in pista come palline in un flipper. La distinzione tra stili (argomento che pure potrebbe affascinarmi) diventa ora del tutto pretestuosa. Il punto è più banalmente tra chi ambisce alla socialià della milonga e chi no. Il "tango milonguero", quello della milonga, si rivolge espressamente ed esclusivamente ai primi.
Molto spesso la possibilità di ballare in contesti affollati si risolve con un abbraccio stretto (e ridondante?) e con movimenti accorciati fatti da piccoli passi. La mia sensazione è che, in Italia, il tango milonguero sia divenuto sinonimo di un tango striminzito fatto di passettini senza altre possibilità.
Che questo rappresenti una necessità in talune situazioni non significa che il tango milonguero debba caratterizzarsi per questo. Molti vecchi milongueros allungano i passi ed hanno movimenti eleganti quando lo spazio lo permette.
Così non concordo sul fatto che molti maestri limitino tutto il loro insegnamento all'esecuzione di "passettini" nella previsione di ritrovarsi a ballare in un'affollatisssima milonga di Buenos Aires. Forse sarebbe più opportuno insegnare a ridurre l'ampiezza dei movimenti a seconda delle necessità piuttosto che imbalsamare la ricchezza del tango milonguero in una serie di minute figure senza la capacità di renderle più ampie e fluide.
Da un punto di vista didattico, inoltre, credo che la sola esecuzione "minimale" porti a sviluppare in modo approssimativo alcuni elementi posturali la cui importanza viene enfatizzata da dinamiche più ampie.
Riporto un banale esempio. In milonga molte donne con alle spalle lunghi studi di tango milonguero sono spesso invitate da ballerini con altre impostazioni e che spesso amano perdere l'abbraccio per eseguire spostamenti più complessi. In questi casi mi è capitato di osservare come l'abitudine a muoversi con passettini, induca molte donne a "spanciare" per ritrovare l'asse quando la presa del partner (ho riluttanza a chiamarlo ancora "abbraccio") si allarga. Talora diventa un'abitudine e un discreto tango milonguero si trasforma in un pessimo tango spanciato, anche quando tornano a ballare in abbraccio.
Probabilmente dietro le discussioni sugli stili di tango si celano tutta una serie di fraintendimenti che col tempo sarebbe utile sbrogliare.
Un buon tango de salon non è poi così lontano da un buon tango milonguero. Il problema non è nei nomi ma in ciò che essi, nell'immaginario comune, indicano. Spesso si identifica come tango de salon ciò che in milonga non si vorrebbe mai vedere e come tango milonguero una noiosa sequenza di passettini.
Fraintendimenti su due opposti schieramenti che, ora scremati da insegnamenti e apprendimenti approssimativi, hanno in sè tuttti i presupposti per una pacifica (e prolifica) convivenza. Una discriminazione possibile sarebbe invece tra chi desidera la socialità della milonga e chi no e lasciare che questi ultimi celebrino i loro riti altrove. Ad iniziare dai loro portavoce, i grandi ballerini "da palcoscenico", i cui spettacoli dovrebbero godere di minor spazio e credito nelle milonghe...poi andremo tutti volentieri ad ammirarli in teatro!
Pubblicato da massitango  su  http://tango-milonguero.blogspot.com/

domenica 15 aprile 2012

Legame fisico e spirituale


Di Sergio “Cachafaz”, traduzione P.Muller

Le persone ballano per varie ragioni; alcuni lo fanno per celebrare eventi particolari, religiosi e non; altri lo fanno per professione, ed altri ancora per puro divertimento.
Il Tango potrebbe essere ballato per tutte le ragioni sopra elencate, ma viene danzato anche per sentire e concentrarsi sulla musica come sul rapporto col partner.
È un legame fisico che può essere imparato più o meno velocemente. Questo legame richiede una struttura solida come l’abbraccio aperto o avvicinato; eseguito con le braccia, le mani e il petto che divengono importanti elementi per questo contatto o legame tra i due corpi. C’è una consapevolezza di uno nell’altro e dell’ equilibrio del peso corporeo; questi elementi sono basilari, ed è difficile ballare finché essi non sono perfettamente compresi.
L’altro aspetto è il legame spirituale ed è qui che troviamo la gran parte del piacere che suscita questa danza.
Il legame comincia fissandosi ed accettando l’invito al ballo con un cenno di testa, continua durante la camminata per avvicinarsi sufficientemente per poter stabilire un contatto fisico. Si attende qualche attimo ascoltando la musica e si cerca un’intesa per muoversi fra le altre coppie. L’uomo offre la sua mano sinistra in modo che lei possa appoggiarvi la sua e l’abbraccio viene proposto ed accettato; quindi la concentrazione di uno sull’altro viene trasmesso attraverso i loro corpi.
Lui sente la musica e propone qualche passo, lei è attenta per seguirlo. I corpi e le anime stanno comunicando, non esiste nessun’altra preoccupazione o pensiero: loro, la musica e la danza.
Esiste una consapevolezza del battito del cuore, della respirazione, del piacere, del rilassamento o della tensione. La musica ha il suo inizio, la sua parte intermedia, i suoi “adagios” (movimenti lenti), le sue accelerazioni, poi la preparazione alla fine e poi la conclusione. Tutte e due i ballerini girano sul pavimento al unisono, e sono in contatto con tutti gli altri ballerini. La musica si ferma, loro mantengono per pochi istanti l’abbraccio e poi si separano.
Alcune persone imparano a ballare, ma non sviluppano mai un legame spirituale né con la musica né con i loro partners; acquistano una grande tecnica, guidano e seguono passi e figure complessi, ma la loro danza non ha né sentimento né anima, ballano il Tango nella stessa maniera come ballano ogni altra danza, non hanno mai imparato la differenza. (….) Seguono ogni mossa con facilità e precisione, la tecnica del tango non ha nessun segreto per loro… ma sono spiritualmente assenti. (…)
Io penso che un legame spirituale e la musicalità sono connessi, cerchiamo di sviluppare tutte e due nello stesso tempo durante il processo dell’insegnare ed imparare, ci cui spesso uno è la conseguenza dell’altro.

martedì 10 aprile 2012