giovedì 31 gennaio 2019

Legame fisico e spirituale

di Sergio “Cachafaz”, traduzione P.Muller
Le persone ballano per varie ragioni; alcuni lo fanno per celebrare eventi particolari, religiosi e non; altri lo fanno per professione, ed altri ancora per puro divertimento.
Il Tango potrebbe essere ballato per tutte le ragioni sopra elencate, ma viene danzato anche per sentire e concentrarsi sulla musica come sul rapporto col partner.
È un legame fisico che può essere imparato più o meno velocemente.
Questo legame richiede una struttura solida come l’abbraccio aperto o avvicinato; eseguito con le braccia, le mani e il petto che divengono importanti elementi per questo contatto o legame tra i due corpi.

C’è una consapevolezza di uno nell’altro e dell’ equilibrio del peso corporeo; questi elementi sono basilari, ed è difficile ballare finché essi non sono perfettamente compresi.
L’altro aspetto è il legame spirituale ed è qui che troviamo la gran parte del piacere che suscita questa danza
Il legame comincia fissandosi ed accettando l’invito al ballo con un cenno di testa, continua durante la camminata per avvicinarsi sufficientemente per poter stabilire un contatto fisico. Si attende qualche attimo ascoltando la musica e si cerca un’intesa per muoversi fra le altre coppie. L’uomo offre la sua mano sinistra in modo che lei possa appoggiarvi la sua e l’abbraccio viene proposto ed accettato; quindi la concentrazione di uno sull’altro viene trasmesso attraverso i loro corpi.
Lui sente la musica e propone qualche passo, lei è attenta per seguirlo. I corpi e le anime stanno comunicando, non esiste nessun’altra preoccupazione o pensiero: loro, la musica e la danza. Esiste una consapevolezza del battito del cuore, della respirazione, del piacere, del rilassamento o della tensione.
La musica ha il suo inizio, la sua parte intermedia, i suoi “adagios” (movimenti lenti), le sue accelerazioni, poi la preparazione alla fine e poi la conclusione. Tutte e due i ballerini girano sul pavimento al unisono, e sono in contatto con tutti gli altri ballerini. La musica si ferma, loro mantengono per pochi istanti l’abbraccio e poi si separano.
Alcune persone imparano a ballare, ma non sviluppano mai un legame spirituale né con la musica né con i loro partners; acquistano una grande tecnica, guidano e seguono passi e figure complessi, ma la loro danza non ha né sentimento né anima, ballano il Tango nella stessa maniera come ballano ogni altra danza, non hanno mai imparato la differenza. (….) Seguono ogni mossa con facilità e precisione, la tecnica del tango non ha nessun segreto per loro… ma sono spiritualmente assenti. (…)
Io penso che un legame spirituale e la musicalità sono connessi, cerchiamo di sviluppare tutte e due nello stesso tempo durante il processo dell’insegnare ed imparare, ci cui spesso uno è la conseguenza dell’altro.

mercoledì 30 gennaio 2019

domenica 20 gennaio 2019

Le trasformazioni nel modo di ballare il tango

Questo articolo, scritto da Lidia Ferrari, è apparso su "Buenos Aires Tango", anno IV – numero 71 – Buenos Aires, Argentina.
La traduzione è di Giuseppe Blanco.

di  Lidia Ferrari


Per chi si avvicina al tango, o come spettatore o per imparare a ballare, è molto difficile avvertire le differenze di stile. I gruppi di tango, il tempo (grande maestro!), l’esperienza, le ore passate a ballare in pista, i differenti luoghi di tango visitati, le persone con le quali si balla e i diversi insegnanti coi quali si apprende a ballare, vanno via via arricchendo la propria conoscenza. Con questa progressiva conoscenza del mondo del tango si affina la capacità di osservare e si comincia ad apprezzare differenze e variazioni che prima non si notavano: gradualmente si comincia a riconoscere una diversità negli stili.
Oggi c’è una grande discussione sugli stili del tango. Il problema delle discussione fanatiche sugli stili di tango sta nel fatto che a volte sono proprio le persone con meno esperienza a prendere partito in maniera superficiale.
 La cosa certa è che il tema non è di vitale importanza per chi è appena agli inizi.
Non si deve fare confusione fra gli stili del tango, intesi come quei modi di ballare il tango che si sono man mano stabilizzati, con lo stile personale che ognuno acquisisce nel ballo.
Il proprio stile personale non è influenzato solamente dal maestro con cui si è imparato. I maestri indicano un cammino, ma esistono altre variabili che influenzano il proprio modo di ballare: personalità, abilità, senso musicale, attitudini, caratteristiche fisiche, sensibilità, gusti, affinità, cultura estetica; questi sono gli aspetti che plasmano non solo lo stile di tango che si balla, ma anche il proprio stile come persona.
E’ difficile raggiungere un proprio stile personale senza essere passati attraverso una esperienza ricca di pratica, di apprendimento, e di frequentazione di milonghe. Una cosa è imitare lo stile di un maestro, altra cosa è acquisire un proprio stile personale. Ma lo stile personale si costruisce col tempo e con la esperienza. E’ come la costruzione di una casa: dobbiamo cominciare dalle fondamenta.
Gli abbellimenti, le decorazioni verranno in seguito. Nessuno può collocare i quadri prima di aver costruito le pareti. Per questo sono importanti buone e solide fondamenta.
 Dunque, quando si discute di stili o modi codificati di ballare il tango (milonguero, de salon, fantasia, canyengue, etc.) si tende a considerarli come qualcosa di statico, come se da quando si inventò il tango, fossero già stati chiaramente definiti. Così come ogni ballerino costruisce il suo modo di ballare con gli anni, allo stesso modo gli stili che si sono andati codificando non sono stili creati e imbalsamati una volta per sempre. Sono il frutto di laboriose costruzioni di arte popolare collettiva, che si trasformano nel tempo.
In un’epoca in cui prevale il tango da spettacolo, i grandi maestri possono venire da lì. Poi può arrivare il tempo in cui cominciano a fiorire le milonghe e alcuni maestri nascono in questi spazi. A loro volta questi differenti stili si mescolano, si modificano, crescono, si consolidano e allora quello che crediamo essere uno stile autentico dalle origini, in realtà non è che una trasformazione nel tempo e nelle persone, il che non lo fa meno vero.
Sarebbe un bene che le polemiche sugli stili non impoverissero il tango, come accade quando in realtà sono in gioco mercati potenziali o orgogli personali. Sarebbe più proficuo che la discussione sugli stili si sviluppasse per approfondire le conoscenze e per arricchire il tango.
 In generale gli stili nascono dalle modificazioni originate dai valori culturali e dalle condizioni sociali degli ambienti dove si balla.
Nella tappa di consolidamento del tango, il modo di ballarlo subisce importanti cambiamenti.
José Gobello cita Viejo Tanguero, cronista del quotidiano "Critica de Buenos Aires" che nel 1913 dice:

"In questo quartiere il tango ha subito grandi innovazioni, modificando non solamente le sue figure ma anche la sua elasticità e sinuosità , che furono la caratteristica interessante delle origini. Interpretato da ragazze per la maggior parte italiane, che non si adattavano al movimento che i creoli autentici imprimevano al ballo, a quel tango fu posto il nome di "tango liso". Il cambiamento nel modo di ballare divenne quasi generale e perse l’aspetto originario. Per questo motivo molti di coloro che ballavano in quel quartiere riempivano le scuole di ballo. Tuttavia famosi ballerini, come "el flaco Saul" si identificavano nei due stili e ballavano con la stessa facilità nell’una o l’altra milonga".

 Le polemiche di allora non sono le stesse di oggi. Gli stili permangono e, a volte, si modificano. Per esempio, attualmente, le polemiche sui differenti stili non sono legate a ragioni di moralità o di pregiudizi culturali.

Tuttavia gli stili continuano il loro cammino di trasformazione, così come le polemiche continuano, ma il tango vive.

mercoledì 16 gennaio 2019

Alguien le dice al tango


[...] Despreocupado y zafado
siempre mirabas de frente,
tango que fuiste la dicha
de ser hombre y ser  valiente.
Tango que fuiste feliz
como yo tambièn lo he sido,
segùn me cuenta el recuerdo,

el recuerdo o el olvido. [...]


Senza vergogna, spigliato,
guardavi in faccia e fiero,
tango che fosti la gioia
d'essere uomo per davvero.
Tango che fosti felice
come sono stato anch'io
secondo quanto mi narra
il ricordo o l'oblio.

                        di Jorge Luis Borges

venerdì 4 gennaio 2019

martedì 1 gennaio 2019

Milonguera


Riprendo  e pubblico questo pensiero scritto qualche anno fa da  una mia cara  amica, Rosa Giuliana, che  saluto caramente da questo blog.


Milonguera… trenta giorni di pista… sorrido.
Non sono una ballerina di tango e non so se mai lo diventerò. La consapevolezza che l’universo tanguero più che immenso  sia profondo, mi rende assai prudente nelle definizioni.
Quello che però so con certezza è che il codice di comunicazione di questo magico ballo è dentro di me, è scritto sulla mia pelle.
E’ scritto nello scintillio dei miei occhi socchiusi, il trasporto che sento quando mi muovo sulla melodia di un tango.
Anni fa, non molti in verità, avevo tentato di rispondere al richiamo del tango ma non ero pronta. Non riuscivo a dire “sì” alle mie emozioni, al mio corpo, a chi voleva, anche solo per la durata di una tanda, condividere con me spazio e tempo.
Subito mi è stato chiaro che il ballo che tanto mi affascinava era un’espressione dell’anima, non una sequenza di passi.
Il tango non s’insegna.
Questo è quello che penso. Il tango si trasmette, si partecipa, è un continuo incontro di cuori che battono all’unisono. Per ballare il tango bisogna affidarsi uno nelle braccia dell’altra e viceversa…affidarsi all’altro…fidarsi dell’altro.
Avviene una magica alchimia che per pochi minuti fonde i corpi e le anime…. e non si è più soli.
Le note diventano il vestito delle tue emozioni e il cavaliere è il compagno di un pezzetto di vita che si consuma in pochi, intensi minuti.
Vivere con intensità e profondità quel pezzo di vita…è questo che differenzia il ballo di ciascuno.
Dipende dalla sensibilità, dal carattere, da quanto conosciamo noi stessi e da come riusciamo o vogliamo immergerci nella vita degli altri.
Il tango è la metafora di un incontro amoroso, la fisicità delle parole, una poesia recitata col corpo.
Tutto quello che sento è dentro di me da sempre, ma solo ora inizia ad emergere.
Tutto questo lo devo ad incontri che reputo importanti nella mia vita, incontri che hanno eliminato lo “spleen” baudeleriano del mio essere, facendomi scoprire la molteplicità del “sentire”.
Grazie a chi mi sta “trasmettendo” il tango con passione, con serietà, con semplice libertà d’espressione.

Milonguera… solo trenta giorni di pista…


di Rosa GIULIANA

Note di tango

Essere acqua e vento e note di tango
questo vorrei…per entrare ed uscire
dal nocciolo di me stessa
senza far rumore…

Passione e fremito, questo sento
varcando la soglia delle nuvole d’Oriente.
Inciampo tra i miei pensieri e
mi ritrovo in un abbraccio
di anime che si cercano.

In punta di piedi, per non far rumore.
Fluida e leggera, per sentire l’altro.
Mi affido allo sconosciuto abbraccio
frantumo i muretti a secco
mi arrampico a vedere oltre…

Scopro che esiste un faro che pulsa
al ritmo del mio cuore.
 Ritmo cadenzato e sicuro.
Mi affido allo sconosciuto abbraccio
Riattacco i pezzi di una vita
note di tango io divento…

Rosa Giuliana

Rosa Giuliana